Convinzioni e Rete degli Inconsci

Quella di questo articolo de ilSOLE24ORE è una grande verità; ma è anche quello che succede nella RETE DEGLI INCONSCI. Ovvero, non siamo solo condizionati dalle nostre esperienze personali (in accordo con gli studi del neuroscienziato Eric Kandel sulla “Lumaca di mare Aplysia“); ma anche dalle convinzioni dei nostri antenati, e in generale dalle convinzioni registrate nella Rete degli Inconsci, in base alla nostra cultura di appartenza e alla nostra fede religiosa.

Questo è esattamente quello che voglio dire “quando ognuno entra in un proprio MATRIX e percepisce quello di cui il suo inconscio é stato convinto dalle registrazioni nella rete (simile ai REGISTRI AKASHICI)”.

Come le convinzioni possono condizionare le nostre decisioni (e i nostri risultati)

di Giovanna Prina*Come le convinzioni possono condizionare le nostre decisioni (e i nostri risultati)

Le convinzioni sono il nostro modo di vedere noi stessi e gli altri e guidano le nostre azioni: rendiamole utili per vivere bene

23 novembre 2023

In India viene usato un metodo per evitare che gli elefanti utilizzati per il lavoro scappino o si muovano liberi per i cantieri: una catena di metallo attorno alla zampa viene fissata a un piccolo piolo di legno infilato nel terreno.

Il piolo è leggero ed è infilato nel terreno solo di pochi centimetri: un elefante adulto potrebbe facilmente sradicare il piolo di legno e fuggire verso la libertà. Ma non lo fa.

Questo perché da cucciolo l’elefante viene legato con una catena fissata a un paletto di metallo abbastanza resistente rispetto alla sua forza da elefantino, che gli impedisce ogni tentativo di allontanamento. Giorno dopo giorno l’elefante inizia a imparare che è inutile cercare di scappare. Nella sua mente si crea la convinzione di non poter sradicare il piolo e, anche se la sua forza è aumentata e il piolo cui è fissato non è più metallo, semplicemente, non ci prova più.

Come l’elefante, anche noi abbiamo convinzioni radicate su ciò che possiamo fare o non fare.

Tutti abbiamo opinioni nette rispetto a fatti del mondo o a noi stessi, che per noi sono vere e valide. É lecito averle e soprattutto normale: le convinzioni sono idee e pensieri che nascono dalle nostre esperienze, da ciò che ci è stato insegnato, dai racconti che abbiamo sentito e dalle idee che abbiamo sviluppato nel tempo.

Possono nascere da un legame tra due fatti che abbiamo creato noi e che facciamo diventare verità. Ad esempio: se hai dei figli da gestire non puoi occuparti bene del lavoro. Oppure sono il risultato di una generalizzazione di un fatto specifico: quando trasformiamo un concetto vero in una singola situazione in una “legge”, valida per tutte le situazioni simili che incontriamo successivamente (ad esempio, dopo aver conosciuto una persona che ha imparato bene una lingua straniera da bambina, mi convinco che solo le persone che imparano da piccole una lingua straniera potranno parlarla bene).

Nascono come idee e pensieri e diventano convinzioni con il passare del tempo, quando le rendiamo non più solo un’idea ma una certezza, una verità assoluta.

Le convinzioni hanno un grande potere: quello di condizionare le nostre decisioni e i nostri comportamenti. Se sono convinta che “Non sarò mai in grado di gestire quel ruolo!”, mai mi candiderò o ci proverò; se sono convinta di “essere brava nel gestire progetti complessi” mi darò il permesso di mettermi all’opera senza remore e senza farmi inibire dal timore di sbagliare.

La prima è una convinzione limitante, che ostacola e blocca l’azione, la seconda è una convinzione potenziante, ossia una sorta di aiuto che incrementa l’autostima e che infonde sicurezza e coraggio per arrivare a raggiungere i propri obiettivi, senza farsi condizionare dalla paura di commettere degli errori.

Come fare per evitare di cadere nella trappola delle convinzioni limitanti e per non farci condizionare da idee e opinioni che bloccano la nostra azione?

Dobbiamo imparare a riconoscerle e provare poi a metterle in discussione, creando nuovi legami o punti di vista. Ad esempio, se penso che non potrò mai apprendere bene un nuovo mestiere perché non l’ho imparato da giovane, provo ad elencare tutte le cose che ho imparato in età adulta e che so fare bene e a creare un nuovo legame, una nuova convinzione “come ho imparato bene da adulta a guidare l’auto, a studiare concetti complessi, a fare…, allo stesso modo potrò imparare le regole e le attività di questo nuovo mestiere”.

Per trasformare le convinzioni da limitanti in potenzianti quindi occorre:

1. Innanzitutto riconoscerle. Ascoltatevi mentre parlate e ascoltate i vostri pensieri, provate a individuare una o due convinzioni limitanti presenti nella vostra vita. Prendete nota e segnatele su un foglio. Ad esempio: “È troppo tardi per cambiare le mie abitudini e la mia routine”.

2. Fatevi delle domande per smontare la convinzione individuata e provare a confutarla (chi mi ha insegnato a pensare così? quale episodio mi ha portato a creare questa convinzione? per quale motivo penso questa cosa?…)

3. Allenate la vostra creatività per individuare nuovi possibili legami tra fatti, utili a sostituire l’iniziale convinzione e a “riscriverla in modo positivo”. Ad esempio: “e se invece di pensare che è troppo tardi mi dicessi che in questi anni ho accumulato molte esperienze e queste mi possono aiutare a capire come cambiare le abitudini …se mi dicessi anche che …eccetera”.

4. Utilizzate tutte le esperienze positive del passato in qualche modo correlate a quella convinzione per dimostrare che è possibile costruire un nuovo punto di vista. Ad esempio, ricercate nella vostra vita fatti che vi permettano di dire: “non è vero che non ho mai cambiato le mie abitudini: mi è successo quando…”.

5. Scrivete sotto la vostra convinzione limitante tutte le soluzioni e idee che avete trovato e rileggetele spesso, in modo da convincervi che quella iniziale era solo un punto di vista e non una certezza.

6. Da ultimo, agite! Fate qualche azione differente da quelle che la convinzione limitante vi suggerisce. Provate, sperimentate, mettetevi alla prova. In questo modo creerete esperienze differenti e lontane dalla vostra convinzione inziale.

Attraverso il cambiamento dei vostri comportamenti potrete cambiare anche i vostri pensieri e modificare una convinzione da limitante a potenziante.

Le convinzioni sono il nostro modo di vedere noi stessi e gli altri e guidano le nostre azioni: rendiamole utili per vivere bene. Non rischiamo di fare come l’elefante.

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L’articolo della rivista scientifica LE SCIENZE sulla “Lumaca di Mare Aplisya”:

28 dicembre 2011

In una lumaca di mare i segreti per imparare meglio

In una lumaca di mare i segreti per imparare meglio
© Pete Saloutos/CORBIS

Una nuova ricerca ha identificato lo schema di addestramento che meglio si accorda con la dinamica delle proteine implicate nei processi di apprendimento. Oggetto dello studio, la specie Aplysia californica, un gasteropode molto usato nelle neuroscienze a causa delle grandi dimensioni dei suoi neuroni. La ricerca si è basata su un modello matematico che, se sarà confermato in successivi lavori, permetterà di identificare i periodi in cui il potenziale di apprendimento è al massimo(red)

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Aplysia californica: è il nome scientifico di una piccola chiocciola di mare, molto usata dai neuroscienziati le sue particolari caratteristiche, tra cui le grandi dimensioni dei suoi neuroni: fu proprio studiandola che negli anni sessanta il premio Nobel Eric Kandel scoprì che il processo di apprendimento avviene attraverso la creazione di nuove sinapsi – le connessioni tra i neuroni – o il rafforzamento di quelle già presenti, fondando in pratica le moderne neuroscienze.

Ora, una recente ricerca condotta presso l’University of Texas Health Science Center di Houston (UTHealth) si è servita di Aplysia come modello animale per chiarire alcuni meccanismi chiave dei processi di memoria e di apprendimento. Sulla base di studi precedenti che avevano identificato proteine implicate nei meccanismi di memoria, gli studiosi hanno realizzato un modello metamatematico che permette di capire quando la scansione temporale dell’attività di queste proteine è allineata con la migliore esperienza di apprendimento.

In una lumaca di mare i segreti per imparare meglio
© David Wrobel/Visuals Unlimited/Corbis

Lo schema temporale delle sessioni di apprendimento, infatti, finora si basava su prove ed errori, ma in modo sostanzialmente arbitrario. Se il modello dovesse dimostrarsi efficace negli studi di follow up, potrebbe essere utilizzato per identificare i periodi in cui il potenziale di apprendimento è massimo.

“Quando si conduce una sessione di addestramento, si stanno inducendo differenti reazioni chimiche: l’idea è quella di trovare quella che si trova in sincronia con la dinamica del processio biochimici”, ha spiegato John H.  Byrne, autore senior dello studio apparso su “Nature Neuroscience” e direttore del dipartimento di Neurobiologia e Anatomia della UTHealth Medical School.

Nel corso dello studio sono stati considerati due gruppi di chiocciole: il primo è stato sottoposto a sessioni d’apprendimento a intervalli irregolari secondo uno schema previsto dal modello matematico; il secondo ha invece seguito sessioni di addestramento a intervalli di 20 minuti.

Cinque giorni dopo il completamento delle sessioni di apprendimento è stato rilevato un significativo incremento nella memoria nel gruppo addestrato secondo lo schema computerizzato, mentre nel secondo gruppo non è stato riscontrato alcun incremento.

Per confermare il risultato, i ricercatori hanno poi analizzato i neuroni delle chiocciole, rilevando effettivamente una maggiore attività in quelle che avevano ricevuto il programma di addestramento migliorato.

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