Da STORICA – National Geographic
Tra la fine del XIX e il primo decennio del XX secolo nei salotti esoterici di tutta Europa si tennero spettacolari sedute spiritiche che ebbero per protagoniste donne-medium che per le loro particolari capacità furono studiate e analizzate sin nella loro intimità
Matteo Dalena
12 dicembre 2023, 07:00
«Sono capace di ben più, sono capace di farti vedere tua mamma; a questo sì dovresti pensare». Sono le parole che la medium Eusapia Palladino, una sorta di “star” dei salotti medianici dell’epoca, rivolge in apertura di una seduta svoltasi a Genova nel 1902 al medico e antropologo Cesare Lombroso. La promessa di avere un contatto con lo spirito della madre defunta attrae lo scienziato veronese, che inizialmente appare scettico: «[Eusapia] era in istato di semi-ubriachezza, sicché io avrei pensato che nulla ci avrebbe offerto». Lombroso incalza la donna pregandola di muovere un pesante calamaio in vetro e di farlo in piena luce. Irritata dalla richiesta, la medium si prepara ad “allestire” il vero “spettacolo”. La narrazione delle fasi successive è dello stesso Lombroso, uno dei tanti casi di “fenomeni meravigliosi” documentati nell’opera Ricerche sui fenomeni ipnotici e spiritici, scritta insieme allo storico e sociologo Guglielmo Ferrero e pubblicata nel 1909: «[…] Vidi (eravamo in semioscurità a luce rossa) staccarsi dalla tenda una figura alquanto bassa, come era quella della mia mamma, velata, che fece il giro completo del tavolo fino a me, sussurrandomi delle parole da molti udite, non da me sordastro; tanto che io, quasi fuori di me dall’emozione, la supplicai di ripeterle, ed essa ripeté: “Cesar, fio mio!” il che, confesso subito, non era nelle sue abitudini; essa infatti, veneta, aveva l’abitudine di dirmi venezianamente: mio fiol. Poco dopo ripregatane da ne riprese il giro e distaccandosi un momento i veli dalla faccia, mi diede un bacio».
Lombroso si dice commosso e insieme perplesso: quel bacio ha un qualcosa di “reale” e i poteri di Eusapia Palladino lo affascinano. In quegli anni in Italia e in Europa le performances medianiche possono vantare già una consolidata tradizione e sono capaci di attrarre non solo i maggiori esponenti della comunità scientifica ma anche tanta gente comune.
Ritratto di Eusapia Palladino, 1907, gelatina ai sali d’argento. Archivio storico del Museo di Antropologia criminale «Cesare Lombroso», Università di Torino.
Spettacoli d’intrattenimento
Il modern spiritualism, termine coniato da Eliab Wilkinson Capron nel 1855, si diffuse in Occidente a partire dal 1848. Secondo la studiosa Agnese Picco le prime sedute sotto la guida esperta di un o una medium si tennero a Rochester negli Stati Uniti in casa di Leah Fox, la quale utilizzò le sorelle più piccole, che erano state testimoni di poltergeist (spiriti chiassosi), come “catalizzatore” di fenomeni spiritici. A portare tale pratica in Europa fu la medium Maria Hayden che nel 1852 si trasferì da Boston a Londra. All’epoca le sedute spiritiche richiamavano indifferentemente borghesi e popolani per un duplice aspetto: l’interesse e lo studio dei fenomeni medianici si sommava al fascino per uno spettacolo d’intrattenimento in piena regola. Nadia Pugliese – dottoranda in Patrimonio culturale e produzione storico-artistica, audiovisiva e multimediale del Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli studi di Torino – ha studiato forme, tendenze e appartenenze di questi spettacoli, spesso a pagamento: «Gli stessi medium utilizzavano strategie per promuovere le proprie performances che oggi potremmo definire di marketing. Gli atti spettacolari prodotti dai o dalle medium avevano infatti caratteristiche simili a quelle espresse nei teatri di tutto il mondo da prestigiatori e illusionisti».
Ci si riuniva nelle case dei ricchi attratti da un possibile contatto con l’aldilà, ma soprattutto «dal culto della personalità del o della medium, visti al pari dei divi del teatro o della nascente industria cinematografica» spiega Pugliese. Si trattava di un pubblico prevalentemente maschile e borghese, cui si univano scienziati chiamati a indagare e “certificare” i poteri medianici, giornalisti le cui cronache contribuivano ad accrescere la fama dei medium e quella della famiglia ospitante, oltre a personaggi noti e desiderosi di farsi immortalare accanto ai medium in voga al momento.
Una donnicciola d’infima classe
«Singolarissimo caso di una donnicciola di infima classe che pur legata a una sedia o trattenuta per le braccia dagli astanti aveva la facoltà di attrarre e far sollevare mobili, far udire rumori di martello sui muri, sollevarsi in aria, emanare dal corpo fiammelle di luce, scrivere parole solo col protendere le mani verso un luogo dove poi si riscontrano disegni e scritture, plasmare forme di argilla senza toccarla». Si tratta del testo di una sfida lanciata dalle colonne di “La Fanfulla della domenica” il 19 agosto 1888 dal medico napoletano e appassionato di spiritismo Ercole Chiaia, all’allora scettico Cesare Lombroso che avrebbe dovuto prendere in esame la medium Eusapia Palladino. Lombroso accettò la sfida lanciatagli dal collega, ma vedrà la donna solo a Napoli nel 1891. Cosa emerse da quegli incontri? Eusapia trovò dinnanzi a sé uno scienziato che ancora rifiutava l’interpretazione spiritica:
«Lombroso ritiene i fenomeni spiritici reali, ma prodotti da facoltà psichiche ancora ignote originate da un soggetto deviante, attribuendo ad esempio alle facoltà della Palladino un carattere “neuro-psicopatico” di tipo isterico» spiega Nadia Pugliese.
Fotografo non identificato, Seduta spiritica con Eusapia Palladino, 1909. Aristotipo su cartoncino, 18×8,8 cm. Archivio del Museo di Antropologia criminale «Cesare Lombroso», Università di Torino.
Come tutti i positivisti, il padre dell’antropologia criminale vedeva infatti una maggiore predisposizione delle donne ad attacchi isterici rispetto agli uomini: ed era questa, secondo Lombroso, la ragione di una netta prevalenza di donne medium.
Lombroso continuerà a esaminare Eusapia Palladino per diversi anni e riscontrerà durante gli stati di trance di quest’ultima una cinquantina di fenomeni medianici, fino all’episodio della materializzazione dello spettro della madre Zeffora Levi, che avrà il privilegio d’incontrare per otto volte successive tra il 1906 e il 1907. Ciò muterà radicalmente le convinzioni di partenza dello scienziato riguardo a tali fenomeni. Ma da questo momento la componente emozionale, passionale ed erotica prevalse su una pretesa di scientificità: «Si perde la dimensione propria di un esperimento scientifico, per privilegiare le descrizioni di toccamenti, sfioramenti e baci interpretati come vere e proprie manifestazioni medianiche».
Fotografie spiritiche
Lombroso era solito raccogliere fotografie spiritiche, scattate cioè durante le sedute tenutesi soprattutto agli inizi del XX secolo. Una cinquantina di esemplari conservati presso il Museo di antropologia criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino, sono stati oggetto della mostra Donne Medium e Fotografia […] curata da Nadia Pugliese. Lombroso raccolse tale materiale fotografico al fine d’illustrare le sue idee sull’ipnotismo, la trasmissione del pensiero, l’automatismo e la presenza di forze spiritiche in relazione alla mente e al corpo umano. Da tutto ciò è possibile ricavare dei rapidissimi profili di medium donne che, più o meno al pari di Eusapia, furono improvvisamente oggetto di “attenzioni” da parte della comunità scientifica ma anche di tanta gente comune.
Linda, Urania, Stanistawa
Una delle più grandi medium italiane dopo Eusapia Palladino è senza dubbio Linda Gazzera. La sua “scoperta” si deve al medico e ricercatore di fenomeni paranormali Enrico Imoda, che la ritrae in diverse stampe fotografiche nel corso dei suoi spettacoli medianici poi confluite nell’opera Fotografie di fantasmi, pubblicata dallo stesso Imoda nel 1912. L’aspetto sorprendente è che è proprio la voce dello “spirito guida” della medium «a dare indicazioni su quando si poteva far partire il lampo al magnesio e la macchina fotografica». Sempre secondo la voce proveniente dall’aldilà, la fotografia sarebbe andata a buon fine a patto che «durante lo scatto tutti i presenti guardassero sempre verso il lampo» dando alla medium il modo e il tempo di «“allestire” il fenomeno da fotografare». Un’altra medium italiana degna di nota è Urania Randone, che nei primi anni del XX secolo mise su insieme al fratello medium e fotografo, Filippo Randone, un vero e proprio business legato alla “fotografia trascendentale”.
Fotografia spiritica della medium Randone e dello spirito Bebella, 1901, gelatina ai sali d’argento. Archivio storico del Museo di Antropologia criminale «Cesare Lombroso», Università di Torino.
Grazie ai poteri della sorella Urania, Filippo riuscì a immortalare due spettri femminili: una fanciulla di nome “Bebella” e un’altra donna chiamata “serva Baruzzi”. Il corpo di Urania diventa così parte attiva e centrale dell’opera di Filippo che fotografava «i fenomeni medianici prodotti dalla sorella […] non di rado ritraendola in posa insieme a lui e consacrandone la figura quale medium principale ma anche come soggetto fantasmatico». Un’altra figura interessante è quella della sensitiva e medium polacca Stanisława Janina Tomczyk, studiata dallo spiritista Julien Ochorowicz, anch’esso polacco, e da altri uomini di scienza come il premio Nobel Charles Richet. Stanistawa viene immortalata nel 1909 mentre riesce a far levitare diversi oggetti, tra cui una pallina su di un tavolino. Si trattava in generale di operazioni fraudolente, quasi sempre smascherate sin nei dettagli dagli uomini di scienza. Tuttavia esse sono la dimostrazione di come queste donne medium avessero dimestichezza non solo del mezzo fotografico ma anche delle possibilità offerte dalla fotografia in termini comunicativi.
Cavie e dive
Eusapia, Linda, Urania, Stanistawa e come loro molte altre medium e sensitive balzarono alle cronache del tempo e riuscirono a rimanerci, convincendo o quantomeno alimentando i dubbi di scienziati e giornalisti. I loro corpi e le loro menti furono ispezionati al pari di ogni dettaglio delle loro vicende di vita e storie cliniche. Al netto della fede nei loro poteri medianici, emergono dei dati di fattori socio-culturali da tenere in debita considerazione. Gli scienziati le “usarono” come casi di studio per dimostrare la validità delle proprie teorie e dunque per accrescere il loro status a livello internazionale. Allo stesso modo però «la medium aveva bisogno di questi esperimenti per mantenere la sua posizione economica e per continuare una vita al pari di una diva dello spettacolo». L’esempio di Eusapia è lampante: «Se consideriamo chi era e da dove proveniva, una povera orfana del sud d’Italia senza prospettive, si ritrovò invece a girare il mondo e a incuriosire ogni genere di pubblico italiano e straniero grazie alle sue spettacolari sedute spiritiche». Seguendo gli scritti di Nadia Pugliese sembra di trovarci dinnanzi a delle artiste performer in piena regola: «La performance arte è una forma di arte contemporanea che coinvolge l’uso del corpo dell’artista e le sue azioni come un mezzo. A differenza delle forme d’arte tradizionali che si traducono in un oggetto tangibile (come un dipinto o una scultura) questa è effimera e spesso non lascia alcun oggetto fisico durevole».
Serva Baruzzi e bastione di Civitavecchia, 1901, gelatina ai sali d’argento. Archivio storico del Museo di Antropologia criminale «Cesare Lombroso», Università di Torino.