. La comunicazione inconscia

La visione alternativa della realtà della RETE DEGLI INCONSCI, basata sui sistemi complessi, dà una spiegazione scientifica della COMUNICAZIONE INCONSCIA, e quindi giustifica le INTUIZIONI precedenti di seguito riportate nel libro del Dr. Luca Bertolotti del 2007, spiegazioni che non potevano dare l’INCONSCIO COLLETTIVO di JUNG o i REGISTRI AKASHICI:

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La comunicazione inconscia

Le principali terminologie psicologiche come transfert (il trasferimento sulla persona dell’analista delle rappresentazioni inconsce proprie del paziente), controtransfert (il vissuto globale emotivo dell’analista nei confronti del paziente), empatia, simpatia, compassione, tele(proiezioni affettive bidirezionali mediante le quali le coscienze di due o più individui si interpenetrano), ecc. risentono dei forti limiti dell’idea di scientificità di cui dovrebbero essere esse stesse portatrici. Tutti questi concetti delineano determinati fenomeni nelle relazioni tra esseri umani che vengono osservati, studiati ed approfonditi esclusivamente nel loro aspetto funzionale e manifesto, non disponendo di nessuna strumentazione fisica in grado di approfondirne l’effettiva natura.

È ormai un dato di fatto che tra due individui che interagiscono, anche senza contatto fisico, si verifichi inevitabilmente uno scambio di sensazioni ed emozioni.

Scrive Andrea Seganti nel libro “La memoria sensoriale delle relazioni”:

La comunicazione non ha soltanto un aspetto verbale (secondo gli studi della PNL ne occupa approssimativamente solo il 7%), ma è fortemente caratterizzata da una moltitudine di altri aspetti, molto spesso messi in atto e percepiti a livello inconscio. È opportuno ricordare che già Sándor Ferenczi aveva intuito questa profonda verità sulla natura della comunicazione interpersonale; si legge infatti nel suo libro Anomalie psicogene del timbro della voce:

Nello stesso libro Ferenczi prende in considerazione l’ipotesi di una trasmissione del pensiero, non riuscendo a spiegarsi in altri termini questo fenomeno. Più tardi si è preferito parlare in modo più ragionevole di una comunicazione non verbale che si concretizza a livello di tono di voce, movimenti gestuali, postura e mimica del viso; eppure l’analisi di tutti questi aspetti non sembra fino ad oggi ancora sufficientemente completa per fornire una spiegazione dell’enorme mole di informazioni che due individui riescono a scambiarsi istantaneamente durante un’interazione.

I nuovi modelli di interpretazione della realtà considerano la comunicazione inconscia come una normale situazione in cui si trovano potenzialmente inseriti tutti gli esseri umani, in una costante sintonizzazione non localistica gli uni con gli altri; essi non negano gli aspetti comunicativi a livello acustico, visivo ed olfattivo, ma semplicemente li considerano una manifestazione superficiale. Ciò che Ferenczi chiamava trasmissione del pensiero, oggi si potrebbe chiamare pensiero non localizzato. Quando due individui interagiscono, aumenta in modo spontaneo, anche se in misura differente, la loro naturale capacità di allinearsi alla sintonizzazione olografica del proprio interlocutore, riuscendo in tal modo a condividere le emozioni e i sentimenti altrui. Ciò che permette di accedere alle sensazioni di un’altra persona, senza perdersi nel mare di una moltitudine di emozioni dell’intera specie umana, sono i limitatori biologici personali.

Partendo da un altro punto di vista, gli studi e gli esperimenti effettuati da Libet e Feinstein e i successivi approfondimenti della Hunt sono un’ulteriore conferma del fatto che ogni individuo è dotato di un campo energetico che trascende le limitazioni della struttura fisica e che interagisce con altri campi a lui circostanti prima ancora che l’individuo ne diventi cosciente a livello razionale, guidandone i pensieri, gli stati d’animo e i comportamenti. Anche in altri esperimenti considerati, come la profezia che si autoadempie o l’influenza dell’osservatore su ciò che osserva si evidenziano le sottili interazioni che modificano i risultati finali di un fenomeno. Mentre in alcuni casi è presente un’interazione bilaterale tra due o più individui, per cui è da presupporsi una reciproca influenza acustica, visiva e olfattiva, in altri casi tale interazione sembra essere esclusivamente unilaterale, come tra individuo e materia. Sono proprio tali eccezioni a sospingere le ricerche verso la realtà energetica, alla base di ogni interazione, molto più profonda di quanto finora si potesse immaginare.

Anche in questo caso può risultare interessante spostare brevemente il campo di osservazione dall’essere umano alle specie animali. È risaputo che gli animali creano gruppi sociali e che il gruppo è collegato in maniera da funzionare come un superorganismo. La manifestazione più vistosa di questa organizzazione è facilmente osservabile in uno stormo di uccelli che si inclina per la virata in un’azione simultanea, senza che nessuno si scontri con l’altro e mantenendo una distanza inalterata e identica tra tutti i membri. Uno dei più grandi naturalisti, Edward Selous, dopo trent’anni di studi sul comportamento degli stormi di uccelli, ha definitivamente dedotto che non è possibile trovare spiegazioni in termini di normale comunicazione sensoriale; solo facendo ricorso a un processo di condivisione delle informazioni collettiva e simultanea è possibile comprenderne il funzionamento.

Analogamente si comporta un banco di pesci che nuota in formazione ravvicinata; quando subisce un attacco da parte di un predatore si difende espandendosi a bomba in modo istantaneo ed ordinato. Ciascun pesce guizza via dal centro del banco ad altissima velocità in una direzione precisa e senza scontrarsi con altri individui. Tale comportamento non può dipendere da informazioni ricevute dal pesce vicino grazie ai sensi, perché il processo avviene così rapidamente da non permettere agli impulsi nervosi di viaggiare dall’occhio al cervello e dal cervello ai muscoli. Deve necessariamente esistere un’altra modalità di comunicazione sottile ed istantanea.

I fili invisibili che legano i membri di un gruppo influiscono sui comportamenti sociali e sono talmente concreti che continuano a tenere legati gli individui oltre la portata dei sensi; sono tali legami a distanza ad aver lasciato aperti molti interrogativi. È qui che si inseriscono gli studi di Sheldrake con la teoria del campi morfici; scrive infatti nel suo libro I poteri straordinari degli animali:

I legami fra gli animali si sviluppano all’interno di un “campo sociale”. Come quelli della fisica, i campi sociali connettono elementi distanti fra loro, ma hanno la particolarità di evolversi e di conservare una sorta di memoria. […] Un campo morfico unisce tutti i membri di un gruppo sociale, e contiene in sé tutti gli appartenenti a questo gruppo. Se un individuo si trasferisce in un luogo distante rimane ugualmente legato al gruppo attraverso questo campo sociale, che ha la caratteristica dell’elasticità. […] È uno degli aspetti della biologia dei gruppi sociali e della comunicazione, che permette ai membri di un gruppo di influenzare gli altri anche quando si trovano al di fuori della portata dei mezzi di comunicazione sensoriali. [Rupert Sheldrake, 1999, pag. 23]

Le capacità sensoriali, come l’olfatto o l’udito, non sono infatti sufficienti a spiegare come facciano gli insetti e gli animali di gruppo a comunicare tra loro in modo così complesso, istantaneo e senza nessun limite imposto dallo spazio. Esperimenti etologici hanno anche provato in numerose occasioni a separare gruppi di insetti tramite una lastra di acciaio, che non permette scambi di messaggi olfattivi, sonori o visivi, per osservarne successivamente il comportamento. L’attività delle due parti continuava a rimanere ugualmente coordinata senza minime variazioni. Anche in questo ambito l’osservazione dei comportamenti animali evidenzia la misteriosa capacità di comunicazione inconscia esistente all’interno delle varie specie. È lecito supporre che anche l’essere umano, in quanto animale sociale, sia dotato di tali facoltà.

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ENTANGLEMENT:

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E’ STATO COMPIUTO IL PRIMO TELETRASPORTO DI UN’INFORMAZIONE SU UNA RETE. INTERNET QUANTISTICA SI AVVICINA:

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IL NOSTRO CERVELLO FUNZIONA COME UN COMPUTER QUANTISTICO:

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LA COMUNICAZIONE INCONSCIA IN UN TERMITAIO:

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Gli stati quantistici sono notoriamente fragili. In un computer quantistico, l’informazione che trasportano, che può estendersi a diversi qubit per formare stati entangled, tende a degradarsi o a perdersi via via che il calcolo procede. Per preservare gli stati il più a lungo possibile, i qubit devono essere tenuti isolati dall’ambiente. Ma non possono essere troppo isolati l’uno dall’altro perché devono interagire per eseguire i calcoli. Questo, insieme ad altri fattori, rende difficile la costruzione di un computer quantistico utile:


https://www.lescienze.it/news/2023/02/15/news/computer_quantistici_qubit_superconduttori_ioni_intrappolati_laser_tweezer_spin-11344281/

Ci sono, naturalmente, delle complicazioni: le informazioni quantistiche, per loro natura, sono estremamente fragili, e possono essere facilmente distrutte da qualsiasi interferenza esterna. È questo che, al momento, rende difficile teletrasportarle su lunghe distanze: servendosi di fibre ottiche speciali, gli autori del lavoro appena pubblicato sono riusciti a minimizzare l’interferenza e a trasferire istantaneamente informazioni su una distanza di 44 chilometri, che al momento rappresenta il record di teletrasporto di qubit: “Il successo del nostro esperimento”, continua Spentzouris, “mostra che, in linea di principio, potremmo costruire una rete internet quantistica delle dimensioni dell’area metropolitana di Chicago. Ora abbiamo intenzione di migliorare ulteriormente il nostro setup e riuscire ad arrivare, nella seconda metà di quest’anno, a distanze ancora maggiori”